Mercati: euro in volo dopo gli interventi di Draghi e Yellen

Ancora una volta la montagna ha partorito un topolino. L'appuntamento cruciale per i mercati finanziari era cerchiato in rosso alla data 25 agosto. A Jackson Hole era infatti previsto il doppio intervento di Janet Yellen (presidente FED) e Mario Draghi (numero uno BCE). Nessuno dei due però ha parlato di quel che i trader speravano parlassero. Nessun accenno alle prossime mosse di politica monetaria, nessun accenno ad eventuali prossimi ritocchi dei tassi o al tapering. I due si sono mantenuti sul generico, affrontando questioni di carattere globale.

La reazione dei mercati

yellen draghiI mercati finanziari - va precisato - si aspettavano una situazione simile. Ma è altrettanto vero che avevano vissuto la settimana nell'attesa che potesse succedere qualcosa che invece non è successo. Questo però non vuol dire che non ci siano state ripercussioni sui mercati. Dopo il doppio intervento di ieri infatti, l'euro ha sfondato il muro dell'1,19 nel Forex contro il dollaro, toccando i massimi dal 2015. Altro che segnali di inversione del trend, la marcia della valuta unica è andata ancora più spedita.

Il motivo è chiaro: la FED che a inizio anno era parsa molto hawkish alimenta il dubbio di essere in pieno dietrofront, la BCE invece dà la sensazione che vorrebbe svoltare in senso restrittivo ma è frenata dal rischio di rendere un euro fortissimo ancora più forte. Solo che i mercati lo hanno capito, e quindi stanno continuando a prezzare l'eventuale manovra restrittiva da parte della EuroTower. E non parliamo solo dei piccoli trader, ma anche dei big (approfondisci il tema indicatore mani forti e deboli trading).

 

A parte questo, va detto che l'intervento di Yellen e Draghi qualche spunto interessante lo ha fornito. La presidente FED ha sostenuto che le regole stabilite a livello internazionale dopo la crisi 2007-2009, hanno reso il sistema finanziario più solido. In particolare, le banche adesso sarebbero molto più sicure se si verificasse una situazione simile a quella che ha indotto la grande crisi. Temi sottolineati anche da Draghi, che però ha fatto un altro paio di passaggi interessanti. Il primo riguardo la necessità di non smantellare questo sistema di regole (chiesto da molti repubblicani del Congresso americano), il secondo circa il protezionismo di Trump. Secondo Draghi, il commercio internazionale è la chiave per garantire lo sviluppo delle economie avanzate, e a tal fine occorre sviluppare un quadro di regole internazionali e di cooperazione multilaterale che eviti protezionismi e tensioni.