Mercato del greggio, non ci sono solo le sanzioni all'Iran a preoccupare

Nonostante il rialzo dell'ultima sessione, il mercato del greggio chiude per la prima volta da 5 settimane con un ribasso. Hanno pesato la forte crescita registrata nelle scorte Usa e l'attenuazione dei timori riguardo l'impatto delle sanzioni USA sull’Iran. La discesa rientra ancora nell'ambito di una pausa del tutto fisiologica dopo il rally degli ultimi mesi e non deve spaventare i compratori. Ma qualche interrogativo bisogna comunque porselo.

Lo stato del mercato del greggio

mercato del greggioPartendo dai dati, i miglior broker di trading online autorizzati evidenziano che il future sul Brent si riporta a 80,7 dollari al barile sull'ICE. Andamento simile per il WTI, che guadagna lo 0,61% e si porta a 71,40 dollari al barile. Quindi dai massimi pluriennali toccati a inizio mese a 76,90 dollari, le quotazioni sul mercato del greggio sono scivolate cancellando circa metà dei progressi realizzati da metà agosto.

 

Come abbiamo detto, sul mercato del greggio incombe il timore della riduzione delle forniture iraniane. Anche se ci sono stime contrastanti sul calo, gli investitori si interrogano sulle conseguenze delle sanzioni USA. La pubblicazione del mensile Oil Market Report dell'International Energy Agency (IEA) ha evidenziato una riduzione della stima di crescita della domanda mondiale di greggio, della portata di circa 110 mila barili di petrolio ogni anno per il 2018 e il 2019. Nel complesso la domanda dovrebbe scendere a 1,3 milioni e a 1,4 milioni di barili di petrolio al giorno rispettivamente in questi due anni.

 

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Ma a pesare non è solo la questione iraniana. Per la terza settimana consecutiva c’è stato un forte aumento delle scorte petrolifere negli Usa (+6 milioni di barili per l’Eia, ben oltre le attese di 2,62 mln del mercato). Ma ci sono anche le previsione di un rallentamento generale dell'economia, gli effetti delle dispute commerciali, dei maggiori prezzi del petrolio e di una revisione dei dati cinesi.