Malgrado continuino a crescere nel mondo i timori legati al divampare delle guerre commerciali, l'export italiano continua a dare importanti segnali di vitalità. E ciò che conta di più, è che anche in futuro si prevede una sua costante crescita.
I numeri dell'export italiano
La
marcia del nostro export dovrebbe superare il 3% quest'anno, fino ad arrivare oltre il 4% nel triennio 2020/2022. Il controvalore delle esportazioni di beni dovrebbe giungere a
superare la soglia dei 500 miliardi di euro nel 2020, mentre quello dei servizi toccherà i 120 miliardi. Niente male se si pensa che le criticità che si prospettano sullo
scenario internazionale (Brexit, protezionismo, rallentamento di Cina,
Stati Uniti ed Eurozona), sono fattori che hanno già portato a un taglio delle previsioni di crescita del commercio internazionale al 2,5% in volume per il 2019.
Nonostante la burrasca che si abbatte sugli scambi internazionali, però le aziende italiane sembrano in grado di continuare a navigare nei mari tempestosi (Asia e Nord America sono le due aree di grande importanza strategica per l'export italiano, con una crescita prevista del 4,9% per entrambe le macro-regioni nel 2019). Va detto però, che se le cose già ora vanno bene, potrebbero andare ancora meglio.
Coinvolgere i piccoli artigiani
L'internazionalizzazione ad hoc dovrebbe infatti coinvolgere anche un esercito di piccolissimi imprenditori artigiani, che finora non è integrato nel sistema. Si tratta peraltro di imprenditori che grazie alle loro peculiarità, rappresentano il vero magnete del Made in Italy. Infatti il consumatore straniero, a maggior ragione se di fascia medio-alta e maggiore propensione alla spesa, cerca in un prodotto Made in Italy la storia autentica del paese. La qualità quindi è fattore trainante delle esportazioni italiane. Ma come giungere a questa integrazione? Attraverso strumenti mirati di politica di promozione. Ad esempio la partecipazione alle fiere internazionali.