Il costo di vivere su un pianeta malato? Il 10% del PIL

Il disinteresse verso il clima non è solo un fatto deprecabile dal punto di vista etico, ma anche un grosso problema economico. Potrebbe infatti generare un costo notevole nel lungo periodo, abbattendo drasticamente il PIL globale.

Un pianeta malato e il suo costo

costo climaVivere su un pianeta che non è più in salute comporta un costo notevole. E non solo - come si potrebbe erroneamente credere - a carico di quei paesi della fascia tropicale oppure i più poveri. No, il costo della "malattia" del pianeta è a carico di tutti, come dimostra una recente indagine della Università di Cambridge, che ha effettuato uno studio su 174 Stati presi (tra i quali l'Italia).

 

La questione climatica, della quale è il simbolo l'adolescente Greta, ha importanti conseguenze economiche. E forse proprio queste potrebbero essere un argomento più convincente per il mondo occidentale (finora poco sensibile alle motivazioni eco-etiche). Il disinteresse verso il pianeta - senza distinzioni tra Paesi ricchi e Paesi poveri, freddi o caldi - ha anche un riflesso di lungo periodo sull’attività economica. Mina infatti la salute umana, la capacità di lavoro e produttività, e danneggia anche le infrastrutture. Tutto questo genera dei costi enormi per i mercati. E in definitiva, colpisce il PIL, l’indicatore più evidente del benessere individuale.

Nel 2100 un abbattimento del PIL del 10,5%

Secondo la studio della Università di Cambridge, se non si correrà ai ripari la più grande economia del mondo - gli Stati Uniti - vedrebbero il loro Pil pro-capite scendere del 10,5% al 2100. Il tracollo invece sarebbe molto più contenuto (appena il 2%) se venissero rispettati gli impegni di Parigi 2015, dai quali gli Usa si sono ritirati e che anche il Brasile di Bolsonaro ha rifiutato.

 

L'Italia potrebbe perdere circa il 7% del PIL entro il 2100, a causa di uno scenario di incremento delle temperature globali di quattro gradi. E se si pensa che il 2100 sia lontanissimo, allora può essere più convincente il 2030, data alla quale il costo in termini di prodotto interno lordo sarà dell'1%. Poco, che in tempi di decimali come questi non sarebbe comunque indifferente.