Debito pubblico, ancora un triste record: vola sopra 2,6 trilioni di euro

I numeri del debito pubblico italiano continuano a fare impressione. E' infatti salito oltre quota 2.600 miliardi, complice da un lato le maggiori spese per fronteggiare la pandemia, e dall'altro le minore entrate tributarie e contributive nel 2020.

I  numeri shock sul debito pubblico

debito pubblicoA fornire gli ultimi numeri è la rilevazione ufficiale contenuta nel bollettino di Bankitalia relativa a gennaio. Il debito pubblico (per la precisione ammonta a 2.603,1 miliardi) non era mai arrivato a certi livelli. Rispetto a un anno fa, complessivamente è salito di 160 miliardi.

 

Se calcolassimo la quota del debito in capo a ogni cittadino italiano, si segnala un altro primato storico. Infatti ogni italiano ha un debito di 43 mila e 646 euro, battendo il precedente record (2020) quando era pari a 40 mila e 78 euro. Anche l'importo per famiglia straccia ogni precedente, giungendo a oltre 99 mila euro.

 

La quota di debito pubblico italiano nelle mani di Bankitalia è salita al 21,8%, con una vita media residua del debito di 7,3 anni. Ricordiamo che la Banca d'Italia è attiva con l'Eurosistema negli acquisti del piano anti-pandemico (Pepp).

Gennaio appesantisce il conto

L'ulteriore incremento del debito si è concretizzato a gennaio: +33,9 miliardi rispetto alla fine del 2020. Questo bilancio è frutto prevalentemente dell'incremento di debito delle Amministrazioni centrali (+33,6 miliardi) e molto meno di quelle locali (appena 0,3 miliardi), mentre il debito degli Enti di previdenza è rimasto stabile.

 

Sempre a gennaio, c'è stato un piccolo aumento delle entrate tributarie, pari a 36,7 miliardi (+2% rispetto a gennaio 2020). Tuttavia, se vengono esclusi dal conteggio i fattori straordinari, il saldo rispetto allo scorso anno è negativo.


Peggio ancora è il saldo complessivo di tutto l'anno 2020. Secondo il Mef infatti, le entrate tributarie e contributive sono scese del 6,4% (-46.651 milioni di euro) rispetto al 2019.

Ma più che i numeri in sé, è un'altra la cosa che fa preoccupare: chi dovrà pagare il conto?